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Anche se il rischio è un altro. Oggi il mezzo di trasporto tipico è il camion con cella fredda per conservare i fiori e le piante. Alcuni grandi spedizionieri, però, stanno sperimentando i container ad atmosfera controllata. «A quel punto - prosegue l'imprenditore toscano - si potranno trasportare i fiori sulle navi porta container avvicinando i mercati di produzione e sbocco, superando la barriera della deperibilità». Significa che le produzioni del Sudamerica e dell'Asia diventeranno concorrenziali, mandando gambe all'aria quelle europee di massa e soprattutto le nostre. Perché, al solito, il nostro capitalismo è più flessibile, in grado di sfruttare il welfare indiretto delle famiglie. «Ma quanto durerà?», s'interroga Sandro Cepollina, imperiese doc, da quest'anno a capo di Union Fleurs, l'associazione florovivaistica mondiale.
Per Cepollina il vero buco «è la poca redditività delle nostre aziende agricole». Senza contare l'eta media avanzata (60 anni) degli imprenditori del fiore, e il frazionamento dei nostri terreni: 2.500 mq di superficie media contro gli oltre 10mila degli olandesi. Basti dire che su 32mila aziende del ramo il 92% è ancora ditta individuale, e 3.500 fanno l'80% della produzione per un giro di affari intorno ai 2,5 miliardi. E poi vince il solito campanilismo: 3-4 associazioni litigiose di produttori incapaci di fare politiche di brand, quando bisognerebbe passare all'associazione unica del florovivaismo. «Siamo alla vigilia di una ristrutturazione del sistema globale - ammonisce Cepollina - e noi che vogliamo fare?».
Le idee chiare sembra avercele Alberto Biancheri, 47 anni, sanremese, titolare della Biancheri Creations di Camporosso (Imperia), una specie di florovivaista 2.0 leader nella ricerca sulle nuove varietà di ranuncoli. «Vent'anni fa - dice Biancheri - fa abbiamo deciso di lavorare sulla nicchia». Dunque anemone e ranuncolo, che in questi anni hanno avuto una forte espansione prendendo il posto del garofano. Una specie così di moda, spiega Biancheri, «da compensare via via la stessa rosa, il fiore regina della riviera di Ponente». La brezza ligure è il paradiso in terra per fiori del genere, che richiedono un clima fresco ma mite, con notti che scendono al massimo a 4-5 gradi. «Questo ci permette di tenere il 50% del commercio mondiale di ranuncolo in Italia», s'inorgoglisce Biancheri. Grazie a investimenti continui in ricerca e tecnologia. «Parecchi milioni negli ultimi anni». Una sfida per un'azienda di 25 addetti, che fattura 4 milioni su 8 ettari tra produzione e ricerca in serra, ma ben riposta. Alberto, come spesso in Italia, l'ha ereditata dal padre e dal nonno che già prima della guerra compravano petali di rosa per portarli in Francia e farne essenze di profumo.
Dunque dal commercio alla ricerca. Non gerbere, non rose o garofani, ma la nicchia del ranuncolo. «Dalla fine dei 90 - prosegue - lo cloniamo in vitro. Il laboratorio ci permette di offrire fiori più grandi e diversi, maggior gradazione di colori, per un fatturato che quest'anno è aumentato del 5%». Come dire: «la gelata ha travolto il mass market, non la nicchia». Prossima innovazione? «Lo sviluppo di prodotti in vitro con durata in vaso più lungo, dai 12 giorni attuali alle tre settimane». D'altronde Biancheri lo ripete spesso: «Sanremo cent'anni dopo la nascita del mercato dei fiori deve diventare laboratorio di alta specializzazione. Una specie di serra/vetrina del ranuncolo». Lo stesso vale per altre eccellenze italiane: i crisantemi e le piante mediterranee al Sud, o le piante da giardino nel Pistoiese. «La nostra qualità è richiesta, ma bisogna eliminare i campanilismi...».
